In «Zero K», l’ultimo libro di Don DeLillo, (1) si affronta il tema della vita e della morte, dell’identità, della memoria, della coscienza.
Brevemente la trama: Ross, il padre di Jeffrey Lochart, il protagonista narrante, è un magnate della finanza che sostiene economicamente l’azienda tecnologica Convergence. La seconda moglie di Ross, Artis, ha una malattia incurabile. Ross decide di rivolgersi all’azienda Convergence, che ha isituito la sezione Zero K che si occupa di crioconservazione per far ibernare la moglie. Poiché non riesce ad accettare di staccarsi dalla moglie anche Ross sceglie di farsi crioconservare, sperando in un futuro in cui potranno rivivere sani.
Attraverso il contrasto tra il mondo asettico e perfetto di Convergence, in cui dominano i riti tecnologici e il mondo imperfetto e confuso di New York, l’autore si chiede se ha senso accettare la frase di Ross : «Non nasciamo per nostra scelta e dobbiamo morire allo stesso modo?» o se stare dalla parte del protagonista che vede la morte come il faro che illumina la vita.
Dopo tutto Ross è un miliardario convinto che il potere del denaro sia in grado di «possedere la fine del mondo».
«Ormai la tecnologia è un mostro smisurato che non siamo più in grado di controllare e ciò che è utilitario diventa totalitario. La vita si alimenta di imprevisti, ripetizioni, gestualità, semplici oggetti. Acquisisce un senso nella propria fine e lo sguardo su queste imperfezioni genera amore.» (2)
L’autore usa un pretesto fantascientifico: l’azienda Convergence e la sua sezione Zero K, per le sue riflessioni sulla vita e sulla morte.
Però è davvero fantascientifico questo pretesto?
In Arizona, alla periferia di Phoenix, sorge la Alcor Life Extension Foundation. (3)
La Alcor possiede il più grande dei quattro impianti di crioconservazione esistenti al mondo, tre dei quali negli Stati Uniti e uno in Russia.
All’ingresso, su un tavolino di vetro, c’è un opuscolo illustrato per bambini dal titolo “Death is wrong”, con in copertina un bambino che punta il dito accusatore verso la morte, incappucciata e con l’immancabile falce.
Attualmente la Alcor ospita circa 180 “pazienti”, così come vengono chiamati. In parte sono corpi crioconservati, in parte sono solo teste mozzate, che vengono chiamate cephalon , in attesa che si realizzi quello che è un cavallo di battaglia dei transumanisti: il mind uploading, cioè il trasferimento della mente in un altro corpo o in un qualche supporto informatico.
Il fondatore della Alcor è Max More, di cui ho già parlato nell’articolo precedente, che, nell’introduzione all’antologia ” The Transumanist Reader” scrive:
Diventare postumani significa oltrepassare le limitazioni che caratterizzano gli aspetti meno desiderabili della “condizione umana”. I postumani saranno liberi dalle malattie, dall’invecchiamento, dall’ineluttabilità della morte
Alcuni potrebbero considerare questo un po’ folle o uno sfizio di miliardari che non sanno dove buttare i soldi, però, come vedremo negli articoli successivi, sono molti gli scienziati, informatici, neuroscienziati che stanno tuttora operando in questi filoni di ricerca.
Ne “L’uomo bicentenario” (4) il robot positronico Martin, sviluppando caratteristiche intellettuali ed artistiche che vanno oltre la sua programmazione, lotta per far riconoscere il suo stato di essere libero, sviluppa protesi organiche e si trasforma in un essere in carne e ossa e chiede gli venga riconosciuto lo status di essere umano. Attua così la sua ultima “miglioria”, quella che lo avrebbe reso mortale. I transumanisti sognano il percorso opposto: attuare cambiamenti che trasformino l’uomo, fatto di carne e di ossa, e quindi mortale, in un essere ibrido, modificato tecnologicamente, potenziato ed artificiale, per giungere all’immortalità.
Dopotutto, queste tecnologie sono soprattutto sostenute da miliardari, che ben sanno che con la morte devono lasciare tutti i beni che hanno accumulato e non accettano che il loro potere sia così limitato e, quindi, pretendono di sconfiggere la loro attuale nemesi.
Danilo Marzorati
Note
1. “Zero K” di Don DeLillo, Edizioni Einaudi, Collana Supercoralli, 2016
2. Tratto dalla recensione della redaziione di QLibri (https://www.qlibri.it/narrativa-straniera/romanzi/zero-k/)
3. chi volesse saperne di più sulla Alcor può visitare il sito aziendale, in cui si trova anche la definizione di morte data da Max More e le tecniche di crioconservazione (https://www.alcor.org/)
4. “L’uomo bicentenario” è un racconto lungo del 1976 di Isaac Asimov . Da questo racconto è stato poi tratto nel 1993 un altro romanzo che ne amplia la storia, scritto dallo stesso Asimov assieme a Robert Silverberg, intitolato Robot NDR 113 (The Positronic Man)
Nel 1999 ne è stata realizzata una trasposizione cinematografica diretta da Chris Columbus con protagonista Robin Williams.