Recensione di Michele Loffredo
Nei vari studi sulla fantascienza, che con frequenza sempre maggiore vengono dati alle stampe, un tema lasciato in sottofondo ma che appare di estremo interesse è quello del rapporto tra fantascienza e biblioteche, ora approfondito dalla recente pubblicazione, uscita a marzo del 2024 per i tipi dell’Editrice Bibliografica di Milano, dal titolo Le biblioteche nella fantascienza. Utopie, distopie, intelligenze artificiali.
Il libro si presenta come una raccolta di saggi dal taglio accademico a cura di Rossana Morriello, Gino Roncaglia e Federico Meschini che, oltre a quelli degli stessi curatori, si avvale degli interventi di Paolo Bertetti, Silvia Casolari e Davide Monopoli, Claudio Forziati, Matteo Galié, Federico Oneta, Enrica Salvatori e Lucia Sardo, introdotti da Carlo Pagetti.
Nella sua presentazione al volume, Tutto il mondo è una biblioteca, Pagetti ripercorre cronologicamente, e con la sua consueta lucidità, i diversi aspetti del rapporto tra biblioteca e narrativa di fantascienza, utopica e post-apocalittica, considerandone i testi principali per concludere, in relazione all’ultimo intervento di Federico Oneta, una ricognizione che individua lo stato delle cose delle biblioteche italiane, pubbliche e private specializzate in fantascienza, che rimane ancora molto da fare, un argomento sul quale ritorneremo al termine di questa segnalazione.
Nel primo saggio, Libri, biblioteca e immaginario tecnologico. Dagli automi all’intelligenza artificiale, Rossana Morriello esplora l’ambito della creatura artificiale esaminando, oltre ai noti testi di La macchina si ferma di Edward Morgan Foster, Noi di Evgenij Zamjatin, R.U.R. Karel Capek e Macchine come me e persone come voi di Ian McEwan, quelli meno conosciuti della Storia filosofica dei secoli futuri di Ippolito Nievo e di alcuni racconti di Primo Levi, che agiscono sullo sfondo della cultura trasmessa tramite le biblioteche il cui ruolo è il primo a venir meno in future società totalitarie.
Non meno interessante è il saggio di Claudio Forziati, Quattro storie di biblioteche distopiche, che analizza The Central Library di David H. Keller (apparso la prima volta su Amazing Stories del maggio 1931 e non tradotto in Italia), Il suo appuntamento è fissato per ieri, racconto di Philip K. Dick, La terza forza di Mark Landlaw e soprattutto l’inquietante Le venti giornate di Torino di Giorgio De Maria, brillante autore riscoperto recentemente. Anche in questo caso lo sviluppo delle storie porta a considerare l’ambigua funzione distopica della biblioteca.
L’intervento di Paolo Bertetti dal titolo Biblioteche, reliquie e altre memorie di culture perdute. La conservazione del passato nella letteratura apocalittica, sulla traccia del pensiero del semiologo russo Jurij M. Lotman, indaga l’idea della cultura come memoria della collettività nei due romanzi post-apocalittici Earth Abides di George Stewart (1947) e A Canticle for Leibowitz (1959) di Walter Miller Jr che, sottintendendo un giudizio critico sulla società contemporanea, sono pessimisti, in diverso modo, circa il reale recupero della memoria attraverso la conservazione dei testi e l’utilizzo attivo di questi in una nuova società.
In Counter-clock world e la biblioteca che non vorremmo, Lucia Sardo centra l’attenzione sul complesso romanzo di Dick, In senso inverso, tradotto in Italia anche con altri titoli, dove a causa del fenomeno chiamato Fase Hobart il tempo procede al contrario e la Biblioteca è un’istituzione antagonista che anziché conservare i libri li cancella eliminando quindi gli eventi che non sono più avvenuti.
Davide Monopoli e Silvia Casolari con Le fin de livres: Il futuro del libro in un racconto del passato partendo da Nel 2073!, scritto da Agostino della Sala Spada, procedono all’analisi di Le fin des Livres di Octave Uzanne, due testi di fine Ottocento che appartengono al sottogenere dell’utopia scientifica, che risentono del pensiero positivista proprio di quegli anni e che proiettano le biblioteche nel futuro e, in particolare nel secondo, con rinnovate modalità di fruizione dove l’ascolto di cilindri sonori sostituisce la lettura del libro a stampa.
Nel saggio Due esempi di Intelligenze Artificiali bibliotecarie, Gino Roncaglia considera l’evoluzione dei due bibliotecari digitali, Librarian e Lib, presenti rispettivamente in Snow Crash di Neal Stephenson e in The Virtual Librarian. A Tale of Alternatove Realities di Ted e Bob Rockwell che superano la programmazione iniziale per acquisire una consapevolezza da I.A., osservando che questo processo è favorito dall’attività di “mediatori” di una grande quantità di dati delle rispettive biblioteche virtuali.
I tre saggi successivi lasciano da parte l’analisi della narrativa per mettere a fuoco il ruolo delle biblioteche in Nathan Never, nei fumetti e in Star Trek.
“Darmok e Jalad a Tanagra”. Oralità e scrittura nella biblioteca di Star Trek è appunto il titolo del saggio di Enrica Salvatori in cui sottolinea come l’accesso al patrimonio culturale dell’umanità, rappresentato dalla biblioteca, che avviene tramite il computer di bordo, sia fondante la Federazione ma ciò non garantisce sempre la comunicazione con altre specie se non è messo in condivisione come accade nell’episodio Darmok (1991).
Matteo Galiè invece conduce una lunga descrizione del mondo di Nathan Never, in cui i libri sono ormai oggetto di antiquariato e di culto per il protagonista che, avendone l’occasione, ne diffonde la conoscenza nella rete informatica e con il suo clone Nemo fanno del Nautilus una sorta di biblioteca ambulante sostenendo l’idea che la cultura possa salvare il mondo.
Nell’articolato l’intervento di Federico Meschini, Libri tra vignette: la rappresentazione della biblioteca nel fumetto non mimetico, vengono prese in considerazione alcune serie del fumetto supereroistico americano in cui la biblioteca si presenta con le varie sfaccettature di un rapporto che oscilla tra i due poli dell’ordinario e dello straordinario, per terminare con Fone, storia ambientata nel pianeta biblioteca di Babele che rappresenta uno dei più singolari fumetti nella produzione di Milo Manara.
Chiude il libro l’utile ricognizione di Federico Oneta I fondi di fantascienza in Italia tra istituzioni pubbliche, private e collezionisti che, documentando la condizione delle biblioteche italiane, evidenzia come la situazione sia piuttosto frammentaria, sollecitando con urgenza la necessità di agire in tal senso, con la redazione di repertori catalografici e inventari che garantiscano una maggiore conoscenza e collaborazione tra enti. Avvertimento che raccogliamo volentieri e rilanciamo in momento di delicato passaggio epocale dal libro cartaceo all’editoria digitale, alle grandi banche dati, poiché si corre il rischio di un disinteresse delle prossime generazioni per “l’oggetto” libro e di disperderne gli esemplari, soprattutto per una letteratura “popolare” quale la fantascienza i cui supporti cartacei sono soggetti a veloce degrado, e che avrebbero bisogno di un lavoro di digitalizzazione che appare molto lontano da venire. E’ noto che istituzioni museali e biblioteche devono le loro raccolte e fondi alle donazioni di collezionisti. Un problema pratico che invece si sta interponendo è la difficoltà delle istituzioni pubbliche di accettare donazioni per la endemica mancanza di spazio. C’è il rischio fondato che molti attuali collezionisti, la cui generazione sembrerebbe tra le ultime formatesi con il libro “fisico”, avranno difficoltà a far sì che il loro accurato recupero di testi del passato e il frutto delle loro scelte possa essere conservato e tramandato.
E’ opportuno quindi stimolare una più determinata azione che eviti la dispersione di questo fragile patrimonio, che indubbiamente non può non partire da coloro che sono i portatori di questi interessi. Anche in quest’ottica può essere considerato Le biblioteche nella fantascienza che tracciando nei vari saggi, la cui complessità qui abbiamo dovuto semplificare in modo didascalico, un’ampia panoramica del rapporto tra la fantascienza e biblioteche, quindi sul ruolo della memoria, l’accesso alla conoscenza, cui soggiace l’esercizio della libertà, stimola numerose occasioni di riflessione. Tra fantascienza e biblioteche vige un legame sotterraneo molto forte. La prima in quanto “addestramento” speculativo di formazione del pensiero critico, la seconda la cui funzione è di conservare la memoria per esercitare questo pensiero.
Pare opportuno, a conclusione di questa recensione, affidarci a un brano dell’intervento di Claudio Forziati il cui monito è quanto mai attuale: “La censura, l’invasione della riservatezza, così come gli altri spunti, ci obbligano a mantenere quotidianamente molto alto il livello di attenzione verso i tentativi di ingerenza politica o di interesse privato nelle scelte culturali e informative dei cittadini, impegnando una parte consistente dei nostri sforzi affinché le biblioteche continuino a essere presidi innanzitutto di metodo, oltre che nel merito, per contrastare disinformazione, parzialità e intolleranza, condizioni perfette per derive autoritarie.”
Michele Loffredo